Scuola e adozione. In attesa dei finanziamenti del Miur per la formazione degli insegnanti

Durante l’anno scolastico mi sono impegnata nel progetto scuola con l’obiettivo di contribuire alla diffusione delle Linee d’Indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati. Ne ho parlato con diversi insegnanti: alcuni di loro non ne avevano mai sentito parlare, altri le conoscevano poco. Una piccola parte ha esperienza di adozione e ha dato disponibilità per la nomina di “referenti” per l’accoglienza degli alunni adottati e per il supporto nella didattica, nelle classi in cui vengono inseriti.

La sensibilità al benessere dei bambini nel contesto scolastico è palpabile, ma non basta. Occorre riconoscere le specificità di tutti gli studenti, qui
ndi le differenze che ciascuno porta con la propria storia,con i propri punti di forza, con le proprie peculiarità. Tra queste, l’esperienza dell’adozione che dura tutta la vita.

Molte sono le realtà associative italiane che stanno contribuendo alla promozione della cultura adottiva, come anche gli Enti autorizzati. Vengono organizzati seminari e convegni in molte regioni, rivolgendosi a docenti, dirigenti scolastici, famiglie ed operatori del sociale. Uno dei temi affrontati riguarda la “scuola accogliente”.

Ho posto questa domanda a Monya Ferritti, presidente del CARE (Coordinamento delle Associazioni familiari Adottive e Affidatarie in Rete), che si è resa disponibile a rispondere ad alcuni miei interrogativi.

Cosa si può fare per una diffusione capillare delle Linee d’Indirizzo e una formazione efficace sugli insegnanti della scuola italiana?

Occorre che il Ministero dell’Istruzione riconosca i finanziamenti per la formazione degli insegnanti. C’è un tavolo di discussione aperto che ci auguriamo porti delle novità in merito. Le Linee Guida sono state inserite nella legge della ‘Buona Scuola’ e quindi sono inderogabili. Devono essere applicate. – e ha aggiunto – E’positivo che altri soggetti, Associazioni ed Enti autorizzati, stiano contribuendo all’erogazione di questa formazione, ma occorre che il MIUR se ne occupi, insieme agli Uffici Scolastici Regionali. Questi ultimi hanno dei compiti ben definiti, tra cui quello di nominare il referente adozione nelle scuole e di monitorare in ogni istituto scolastico l’applicazione delle linee guida. Guardando al futuro, sono certa che tra 10 anni saranno diffuse in modo capillare”.

Un esempio positivo arriva dalla regione Lazio, dove l’Ufficio Scolastico Regionale ha attuato un processo di monitoraggio di applicazione delle Linee nelle scuole del territorio. Anche l’Emilia Romagna sta facendo la sua parte, destinando ai nuovi insegnanti alcune ore formative sull’adozione.

Che ruolo hanno le famiglie nel contesto “scuola-adozione”?

“E’ fondamentale che le famiglie conoscano le Linee Guida e che stabiliscano un dialogo con gli insegnanti della scuola dove inseriscono il proprio figlio. – ha commentato Monya Ferritti – Noi abbiamo richiesto agli Autorizzati e ai Servizi Sociali di parlarne nella formazione che erogano ai futuri genitori. Lo Sportello Scuola del CARE riceveva molte segnalazioni dalle famiglie, per problematiche sull’inserimento scolastico, per le criticità sui passaggi di scuola e molto altro. Ogni caso è stato affrontato e risolto singolarmente, anche con la collaborazione del Miur. Ora, con le Linee d’Indirizzo è stata fatta chiarezza sulle modalità con cui procedere e le famiglie sono più forti e rassicurate. Ora, hanno gli strumenti per tutelare il benessere dei propri figli a scuola.”

Perché parlare di Linee Guida nella scuola secondaria?

L’adozione è una condizione esistenziale e nell’adolescenza gli interrogativi sulle proprie origini bussano incessantemente in cerca di risposte. Questa fase della vita coincide con la scuola superiore che i nostri figli adottivi frequentano. Spesso il loro andamento scolastico subisce degli scossoni e secondo le statistiche si riscontra che alcuni di loro si fermino negli studi. Si parla di dispersione scolastica.

Monya Ferritti ha risposto: “Secondo le statistiche, la percentuale degli alunni adottati che abbandonano il loro percorso scolastico è pari a quella degli alunni provenienti da famiglie biologiche. E’ il contesto che cambia: i primi provengono spesso da famiglie di livello scolastico medio-alto, al contrario dei secondi, che secondo le indagini statistiche, arrivano da un livello scolastico più basso. Rispetto alle analisi sulla dispersione scolastica e sulla relazione con la condizione adottiva, occorre considerare la crisi adolescenziale, già comunemente critica. I figli adottivi si ritrovano in questa fase evolutiva davanti all’interrogativo ‘chi sono io davvero? ’. La crisi va riconosciuta nella sua specificità ed è molto importante che gli insegnanti vengano formati per riconoscerle e supportarle dal punto di vista psico-pedagogico”.

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Spero che presto il Miur (Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca) scelga d’investire nella formazione di tutti gli insegnanti sull’adozione. Sarebbe un enorme passo in avanti.

Possiamo essere tutti attori. Invito tutte le famiglie adottive a scaricare e leggere le Linee d’Indirizzo e ad attivarsi con il passaparola con amici e parenti che lavorano nel mondo della scuola. Ognuno di noi può dare il suo contributo.

Le nuove generazioni sono il futuro, il benessere di tutti i nostri figli è una priorità assoluta.

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